venerdì 18 gennaio 2008

Memorie di autogestione

“E non c’è niente che non passi con il vino.”

Ma dopo due ore la botta è passata e non c’è poi troppo da ridere. Giusto un sorriso nel ripensare alle cazzate fatte quando il vino non ti faceva capire più niente. Al di là di questo c’è ancora da tornare a casa, la giornata non è finita, sono solo le tre del pomeriggio. Sembra, anzi, più lunga. Più intorpidita. In motorino il vento ti fa riprendere un po’ e sembra quasi di essere sani, se non fosse che azzardi qualche sorpasso di troppo. Lasci il motorino sotto casa e ripeti gli stessi gesti di sempre, con qualche indecisione quando arriva il momento di scegliere la chiave giusta per aprire il portone. Soliti passi lungo le scale, ma lenti e pesanti. Il passaggio dal freddo che fa fuori al caldo dell’appartamento fa quasi male, e che fatica togliersi tutta quella roba di dosso. In qualche modo te ne liberi e abbandoni tutto all’ingresso, lasciandolo cadere come capita. Sai benissimo che sarà motivo dell’ennesimo litigio. Fa niente. Il divano chiama e in un attimo vi sprofondi e ti addormenti. Nessuna voglia di finire la giornata, ma va bene così, è già una fortuna se non sei con la testa dentro al cesso a vomitare l’anima. Comunque riesci a dormire mezz’ora, prima che arrivino i tuoi. Allora ti chiedi perché mai non hai fatto la fatica di raggiungere la tua camera, il tuo letto. Qualche domanda di routine. Ogni tanto rispondi più irritata del solito a domande che di solito sembrano meno irritanti. Ti chiudi in camera, accendi lo stereo “…E non c’è niente che non passi con il vino…”(Vecchioni, Canzone per Francesco)

1 commento:

Anonimo ha detto...

..e tu non hai mai portato dietro il geri in motorino!! :)
bello questo post..

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